Il sampietrino originario viene ottenuto spaccando la selce – dunque non tagliando il materiale con seghe meccaniche. Questo sistema permette di far si che la superficie delle facce corrisponda al naturale distacco dai punti “deboli” del blocco, ovvero alle naturali linee di sfaldatura, evitando dunque che le stesse linee di sfaldatura rimangono incluse all’interno del sampietrino che avrà, quindi, il massimo della solidità.

Ne esistono di diversi tipi e dimensioni: i più grandi misurano 12 x 12 x 18; quelli più comuni misurano 12 x 12 x 6 e hanno forma quasi cubica; mentre i più piccoli, 6 x 6, sono molto rari ma si trovano in alcuni dei luoghi più incantevoli della città tipo in piazza Navona.

Ha il pregio di “lasciar respirare il terreno” grazie agli spazi tra una piastrella e l’altra; inoltre si può adattare molto facilmente all’irregolarità del terreno ed è molto resistente.

Estrazione, posa in opera e manutenzione del sampietrino sono stati affidati per secoli all’arte del “selciatore” e del “selciarolo“.

L’operaio lavorava secondo tecniche che consentivano sia di ottenere materiali da costruzione ottimali – come già visto – sia di costruire ed effettuare manutenzione sulle strade in maniera da garantire la massima solidità e conservazione di strutture e materiali nel tempo.

Essenzialmente il successo di questa “missione” era dato da due fattori: l’operaio specializzato operava, sia per la produzione che per la posa in opera e la successiva eventuale manutenzione, su un unico selcio per volta, soprattutto per la fase di posa in opera e manutenzione il “selciarolo” utilizzava strumenti in legno per evitare di scheggiare i blocchetti di selce. Oggi, al contrario, l’operaio, non specializzato, opera su più sampietrini e contemporaneamente; il lavoro avviene attraverso l’utilizzo di macchine, ruspe per l’estrazione, compressori per la posa in opera.

La storia del sampietrino corre parallela alla storia delle persone che hanno lavorato per lui, ed intorno a lui. E due sono le figure principali e caratteristiche, che hanno ruotato intorno alla sua lavorazione: il selciatore ed il selciarolo.

L’estrazione, la lavorazione e la realizzazione dei selci, sono stati affidati per secoli all’arte del “selciarolo“. I selciaroli lavoravano presso le numerose cave verso la zona a sud-est di Roma, e l’esempio più noto è rappresentato dalla “Società Cooperativa Selciatori di Alfedena

La posa in opera e la manutenzione del sampietrino, invece sono stati affidati ai “selciaroli“. Questa era la figura più “in vista”, colui che lavorava per la strada con il famoso “mazzapicchio”, e di cui abbiamo moltissime testimonianze fotografiche.

 

Posa in opera dei sampietrini, nel corso del convegno “Il Sampietrino e la Città”.
8 maggio 2007 | foto di Daniele Forconi