Il selciarono è l’operaio che si occupa della posa in opera dei selci e della loro disposizione.
Utilizza un fondo di rena, li collocandoli uno vicino all’altro, secondo un disegno, e poi li batte con forza, dall’alto in basso, con il mazzapicchio, lo strumento di legno (successivamente di ferro) per pigiare e bloccare il cubetto di selce nella sabbia che era stata gettata sul fondo.
Filippo Baldinucci (1681) scrive che “mazzapicchio, detto pillone, è un martello di legno a più usi di fabbriche, il quale viene anche adoperato dai gettatori di metalli, per assodare e condensare la terra, con la quale coprono nella fossa la forma dei loro getti; e serve ancora per far lo stesso nell’alzare argini o far terrapieni”. Questo, avveniva in Toscana; a Roma, col mazzapicchio sistemavano selci nelle strade.
Fabrizio Sarazani, amante appassionato di Roma, scrive (1974): (il selcio) “è una pietra grigia, vulcanica, dura, scolpita in blocchetti prismatici o squadrati, sfaccettata a colpi di mezza mazza. Si lascia, e proprio scultoreamente, allineare per battitura, dal troncone di cerro che ha l’impugnatura a croce, alto quasi un metro; talvolta pesante dai venti ai venticinque chili”.
Si chiamavano tra loro con un soprannome, quei Selciaroli: Asso de coppe, il Tripicchia, er Gallo, Mandrella, Pasqualino di Testaccio, er Vaccaretto che era capace di allineare sul suolo di una strada seimila selci in un giorno.
Famose sono rimaste le pavimentazioni di Piazza del Campidoglio, sotto la direzione dell’ingegnere Silvio Sensi, su progetto del professor Munoz ispirato a disegni di Michelangelo; di Piazza Navona e di Piazza del Quirinale. Un lavoro impegnativo recente (1979) i selciaroli lo fecero rimettendo a posto i selci di tutta Via Merulana e di Piazza del Popolo.
Documentazione ripresa da “Antichi mestieri di Roma. Un viaggio affascinante nel cuore della città tra artigiani, botteghe e venditori ambulanti alla riscoperta di curiosità, segreti e ambienti caratteristici di una vita urbana in gran parte scomparsa”, Mario La Stella, Newton Compton Editori (1982)