di Lauretta Colonnelli
Corriere della Sera – cronaca Roma, 26 maggio 2006
Un convegno riapre il dibattito sulle strade romane: asfalto o basalto?
Una mobilitazione contro la «strage dei sanpietrini»: la propone Danilo Nuccetelli, assessore uscente del primo municipio, che ieri ha convocato una pubblica riunione, nel cuore del rione Monti per la difesa del tradizionale blocchetto di basalto. «Da anni mi occupo delle pavimentazioni storiche – ha esordito Nuccetelli. – A Roma non ce n’è una in condizioni decenti, eppure l’arte di posizionare i sampietrini è stata così sviluppata nei secoli che ancora oggi sarebbero, se messi in posa correttamente, la migliore soluzione per il tessuto urbano del centro storico». Tra le ragioni addotte dall’amministrazione comunale per eliminarli: non si trovano più sul mercato, mancano le maestranze in grado di posizionarli, sono incompatibili con il traffico. Nuccetelli, sostenuto dallo storico dell’architettura Giorgio Muratore e dall’architetto Paolo Berdini, replica che a Montecompatri, appena fuori città, c’è ancora una cava di basalto che aspetta solo di essere utilizzata, che le maestranze si trovano basta cercarle, che le pietre, a differenza dell’asfalto, non diffondono le famigerate polveri sottili, che sono permeabili e, non ultimo, sono belli. E a riprova che se posti in opera correttamente sono eterni, cita il tratto di strada tra piazza dei Cinquecento e piazza Esedra, rifatto per l’ultima volta nel 1924 e ancora perfetto.
La polemica sui sampietrini va avanti in realtà da mesi. Da quando l’amministrazione comunale ha cominciato a restaurare le strade del centro storico e a sostituire, in quelle a grande scorrimento, i classici cubetti di pietra con l’asfalto fonoassorbente. Walter Veltroni precisa: «Non c’è nessuna guerra ai sanpietrini. Dove hanno una valenza storica e artistica non li sostituiamo. Dove invece si trovano senza giustificazione storica li abbiamo sostituiti, e continueremo a farlo, con l’asfalto: è più sicuro e provoca meno inquinamento acustico».
L’asfalto al posto dei «selci» è già stato collocato sui lungotevere, a via delle Botteghe Oscure, Via Po, via Nizza, via Savoia. «Un gran brutto effetto – reagisce l’architetto Paolo Portoghesi – è come vedere un quadro di Raffaello restaurato con colori acrilici». Ammette i problemi causati dai sampietrini, soprattutto la rumorosità al passaggio degli autobus e il pericolo provocato dalle buche e dalle pietre perennemente sconnesse. E replica: «Succede perché si posizionano i sanpietrini ancora con le tecniche degli anni Trenta, poggiandoli su un semplice strato di sabbia. Ma oggi con la tecnologia si risolve tutto, basta trovare un modo più efficiente per fissarli».
«Se Portoghesi lo conosce ce lo faccia sapere», sorride Giancarlo D’alessandro, assessore ai lavori pubblici, che ha seguito i restauri delle strade del centro. E aggiunge: «Abbiamo cercato insieme alle nostre ditte soluzioni in questo senso, ma non ne abbiamo trovate. Se il lavoro è ben fatto resistono abbastanza, ma quando passa un autobus lungo 18 metri non c’è sampietrino che non salti per aria. Se poi devo incatenarli col catrame, tanto vale mettere direttamente l’asfalto».
Assicura di aver ricevuto una infinità di ringraziamenti dai cittadini da quando i «selci» sono stati tolti dalle vie a grande scorrimento e ripete che i sampietrini non hanno senso per tre motivi: «nessuno li vede perché stanno nascosti sotto un flusso continuo di macchine, nessuno ci passeggia perché rischia di essere travolto, l’asfalto significa sicurezza soprattutto per i motociclisti e sollievo dal rumore per tutti». Il dibattito è ancora aperto sui sampietrini di piazza Venezia, dove i lavori avrebbero dovuto essere già stati fatti nei mesi scorsi. «Li abbiamo rinviati – spiega D’Alessandro – perché a luglio verrà installato, al posto dell’aiuola, il cantiere della metropolitana, che resterà lì almeno sette anni». Nel frattempo si continua a discutere.