Nicolás Aldo Parente
Roma, 22 settembre 2006
E’ quasi primo autunno o fine primavera?
C’è fuori un mutamento che da anni si sapeva.
Rimpiango quei basalti, che andranno chissà dove
portando del mio passo la lunga storia altrove.
In Via dell’Assunzione, strada stupefacente,
che pullula di odori e che è piena di gente
di questo e di altri mondi, (lontani e anche vicini)
si fa largo l’asfalto sfrattando i sampietrini.
I tacchi gioiranno e pure le vecchiette
che non inciamperanno giammai su quelle pietre.
Ed ecco la notizia dell’ultimo minuto:
il taglio del sambuco ci lascia un altro buco.
Bisogna fare strada per stare in questo mondo.
Si edifica il progresso così o in un altro modo.
Io forse sarò fesso, ma quelle pietre lisce
per me avevano un senso e sapevano di casa.
Da quando sono nato contavo gli “adoquines”
(che sono sampietrini, ma in lingua castellana).
Mi vesto e vado al bar di Paola e di Dario
e vedo che per strada l’asfalto si fa largo.
Me viè voja de scrive ‘sta parte in romanesco
pe’ poi mette ‘sto foglio alla bacheca appeso.
Così ‘a gente legge de questo mio sgomento,
e poi io condivido ‘sto vile cambiamento.
Mai più vedrò li sorci che danzano sui serci,
nun c’avrò manco l’erba dove pulir le feci,
Nun vedrò manco l’acqua che dar nasone sbuca
e sempre va a finire sull’incipiente buca.
Ma Via dell’Assunzione (… e qui rischio ‘na murta)
da quanno è già asfartata pe’ gnente m’arisurta,
Me pare meno viva, ‘a trovo proprio strana…
me sembra (mo’ lo dico) ‘na strada come ‘n’artra!
In occasione della rimozione totale della pavimentazione stradale storica di Via dell’Assunzione, strada nella quale sono nato a Roma, dopo essere nato per la prima volta nella Calle General Daniel Cerri a Buenos Aires, guarda caso, su una strada pavimentata coi sampietrini (adoquines, leggasi adochines) anch’essa, ahimè, ora asfaltata….