di Matteo Vincenzoni
Il Tempo
Tassisti e motociclisti capitolini hanno dichiarato guerra al sampietrino. Soprattutto negli ultimi due decenni, anni in cui le amministrazioni che si sono succedute alla guida del Campidoglio hanno lasciato il cubetto di basalto al suo umile destino di «sercio».
Niente manutenzione ordinaria, è stato spesso ricoperto dalle gettate d’asfalto, ha subito l’aumento delle corse dei bus, dei più recenti jumbo-bus e di quelli «cabrio» a due piani. Fino a che via dei Fori Imperiali, Piazza Venezia, via Nazionale, via del Teatro Marcello sono diventate un tracciato buono per i fuoristrada più che per auto e scooter. Quando il pavè è bagnato dalla pioggia, si trasforma poi in una lastra di ghiaccio. Massimiliano Zanetti, presidente dell’ASGS (Associazione sportiva guida in sicurezza) conferma la pericolosità del sampietrino. Zanetti insegna educazione stradale ai ragazzi, e dedica parte dei suoi corsi ad insegnare ai futuri scooteristi romani come difendersi dal sampietrino. «Il coefficiente di grip – spiega Zanetti – è un’unita internazionale che misura l’aderenza del pneumatico al manto stradale. Il ghiaccio ha un’aderenza pari a 0,1. L’asfalto più comune, asciutto, ha un coefficiente pari a 0,8, mentre quello del sampietrino è di 0,5. Ma se piove il suo grado di aderenza scende a 0,2 contro lo 0,3 dell’asfalto bagnato». Altrettanto rischiosi le disconnessioni e gli avvallamenti del pavè. «I sobbalzi – continua Zanetti – portano al limite le sospensioni. La moto, perdendo aderenza, tende a sterzare, ed è facile cadere. Le buche, se inferiori a 25 centimetri di diametro e a 15 centimenti di profondità, sono meno pericolose». E case famose come Suzuki, Honda, Yamaha e Kawasaki, vengono a Roma per testare sui sampietrini la qualità delle sospensioni dei loro nuovi modelli. «Due marchi giapponesi – precisa Zanetti – fino a poco tempo fa, nel libretto di garanzia delle moto specificavano addirittura che per usura o danni riportati dalle sospensioni delle moto utilizzate a Roma, non si poteva richiedere l’assistenza gratuita».
Per fortuna che case automobilistiche non hanno avuto la stessa idea dei nipponici. I tassisti che lavorano in centro, devono fare i conti di frequente con i danni causati alla vettura dal manto dissestato e dal sampietrino. Daniele Saulli, presidente Uritaxi Lazio, li fa in base alla sua esperienza personale: «Per sospensioni, cerchi e gomme danneggiate spendo 4mila euro all’anno». E per farsi un’idea di quanto influisca sulla manutenzione ordinaria dell’auto il fatto di lavorare in centro piuttosto che percorrere solo la tratta per l’aeroporto di Fiumicino, basta confrontare vetture utilizzate per i due differenti servizi con lo stesso chilometraggio e la quantità di interventi a cui sono state sottoposte. «Un’auto che viaggia sull’asfalto – dice Saulli – ti fa risparmiare sulla manutenzione e presenta segni di usura decisamente inferiori di una utilizzata per le tratte urbane».