Per un nuovo Rinascimento romano – Andrea G.
Post originale
Ai tempi dell’ Impero Romano veniva definito Barbaro chiunque provenisse da luoghi non romanamente civilizzati, vien da se che il termine veniva usato in modo assai dispregiativo, ma d’altra parte Vandali, Unni e Goti non erano certamente ne filosofi greci ne tanto meno delle Orsoline ante litteram, erano popoli violenti (si lo so anche i Romani non scherzavano) ma erano anche, se così si può dire “tecnologicamente” meno evoluti ed anche per questo erano considerati barbari e quindi incivili dai più progrediti Romani.
Oggi la parola barbaro non si usa quasi più, il popolo alcune volte la usa per indicare in senso dispregiativo alcuni stranieri immigrati ma in realtà tranne che in alcuni rari casi dove effettivamente si riscontrano usanze barbare (penso ad alcune macellazioni…) non credo che usare il termine in questo modo sia corretto; dal mio punto di vista credo sia corretto invece definire come barbari dei nuovi soggetti che al di là dell’ etnia, della cultura, della politica e della religione mostrino invece dei caratteri comuni, ovvero maleducazione, superficialità, egoismo, apatia e vanità; a differenza dell’ antichità infatti il barbaro moderno non è arretrato tecnologicamente ma anzi sa tutto di internet, di telefonia, di social network e di videogames, il nuovo barbaro è profumato, va in palestra, ha l’ automobile e parla inglese, il nuovo barbaro va al centro commerciale ed è cosmopolita, è stato a Parigi, a Barcellona, è di casa a Londra, ascolta Lady Gaga, mangia il sushi, il kebab, hamburger e pop corn ma alle volte è anche vegano e se ti becca a bere il latte è capace di chiamare le truppe cammellate di Raitre, paradossalmente però questi nuovi barbari non sanno spesso nulla del luogo dove abitano, conoscono Londra ma non Ariccia, fanno gli Happy hour ma non sono mai entrati una trattoria romana, vogliono “fa l’ americani” (Carosone è sempre attuale) ma non conoscono la canzone romana, festeggiano Halloween (ma perché gli piace non perché glielo hanno imposto dall’alto…) ma non il Carnevale, il nuovo barbaro vuole far scorrere la sua “maghina” su veloci strisce d’ asfalto e non su vecchi Sampietrini che gli possono rovinare l’ assetto, il nuovo barbaro un po’ come l’ Ivano-Verdone vorrebbe asfaltare tutto (magari anche il Tevere) e ‘sti cazzi dei Sampietrini, se gli dici che il primo ad utilizzarli è stato Sisto V loro se ne fottono e ti rispondono: “Il Vaticano pagasse l’ Imu! (non c’entra nulla ma ci sta sempre bene), se gli dici che Roma è bella perché è antica loro ti rispondono che bisogna aprirsi, modernizzarsi, che non si può tornare indietro! (e perché poi no se “l’ indietro” è meglio “dell’ avanti”?), il nuovo barbaro è quindi si moderno e cosmopolita ma paradossalmente non è uno straniero ma un indigeno, non viene da fuori ma è cresciuto in questa nostra società di merda che sta rinnegando tutto ciò che di bello e di straordinario abbiamo per far posto ad una società anonima ed omologata di stampo orwelliano; intendiamoci, non sono contrario alle nuove tecnologie in assoluto (moltissime di queste effettivamente ci migliorano la vita) e non sono contrario nemmeno a tutto ciò che proviene da fuori, anzi ritengo che una città come Roma sarebbe più povera e brutta se non avesse ristoranti etnici e McDonald’ s vari, il problema credo che stia nel poco equilibrio e nel fatto che questa città sta perdendo la sua identità, un’ identità che secondo me invece deve essere assolutamente conservata per conservare al tempo stesso la propria diversità.
Mi piacerebbe che le nuovi generazioni riscoprano la propria storia e le proprie radici che non è solo storia di crudeltà e violenza e mi piacerebbe che le nuove generazioni difendano il bello che c’è a Roma, a cominciare dai nostri tradizionali e caratteristici Sampietrini troppo spesso soffocati da asfalto e menefreghismo.
Mi piacerebbe che le nuovi generazioni riscoprano la propria storia e le proprie radici che non è solo storia di crudeltà e violenza e mi piacerebbe che le nuove generazioni difendano il bello che c’è a Roma, a cominciare dai nostri tradizionali e caratteristici Sampietrini troppo spesso soffocati da asfalto e menefreghismo.