Odio o amore, dilemma sui sampietrini

cobble, cobblestone, pavement

di Maria Lombardi

ROMA – Solo i turisti e gli angeli amano incondizionatamente i sampietrini. Tutti gli altri, quelli che non volano e ce li hanno ogni giorno sotto i piedi o sotto le ruote, li detestano, li temono oppure li ammirano a distanza. Questione di tacchi, i dieci centimetri a stiletto restano inchiodati. Ma anche questione di pneumatici, basta una goccia e si va giù come pattinatori incerti.
Papa Sisto V non ce l’aveva con nessuno quando diede ordine di lastricare piazza San Pietro con blocchetti di leucitite. Anzi lo fece per ragioni di sicurezza: la sua carrozza rischiò di ribaltarsi sul sentiero disconnesso. Non poteva certo immaginare, il Pontefice, che cinque secoli dopo Roma sarebbe stata ancora alla prese con la manutenzione dei sampietrini. Un’arte in estinzione quella dei selciaroli, ma anche difficile da esercitare in mezzo al traffico. Oggi partono i cantieri per risistemare il selciato di piazza Venezia e restituire fiducia a chi l’attraversa a piedi o sulle due ruote e ridurre i rischi: 20 giorni di lavori e si spera pochi disagi. Aboliamoli, anzi no salviamoli. I partiti dei fan e dei nemici dei blocchetti di basalto si confrontano anche sul web. Sulla bacheca del sito il sampietrino.it il dibattito va avanti da anni. Gli stranieri i più convinti: «I sampietrini sono Roma», impossibile immaginarla senza. Tanti i dubbiosi, altrettanti gli insofferenti. C’è chi risolve con la poesia: «A la signora che cià er tacco a spillo chiederemo de passà sul marciapiede. Pe l’assessore che li vo’ levà chiederemo ar Santo Padre de pregà».

Lunedì 04 Febbraio 2013 – 19:53 – IlMessaggero.it

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