Il Giornale – martedì 06 marzo 2007
di Maria Egizia Fiaschetti
Un fiume di asfalto sta per inondare via Nazionale. Terminerà ad aprile, infatti, il restyling della strada, realizzata in epoca umbertina. Dopo il lifting, però, a scomparire non saranno solo le buche, ma anche i sampietrini. Dunque, più che un cambio di look, una vera e propria trasformazione. Sì, perché via Nazionale è un unicum nel contesto urbanistico della città. Di porfido rosso, i blocchetti sono quelli originali del primo ‘900, scelti per valorizzare il prestigio della strada. Un reperto storico che l’assessore ai Lavori Pubblici, Giancarlo D’Alessandro, ritiene di poter sacrificare, per risolvere «i tanti problemi causati ai palazzi circostanti, che tremano al passaggio sulle buche dei bus dell’Atac».
Sono in molti, però, a non condividere il suo teorema, come Fabrizio Sequi, consigliere di Fi nel primo municipio, che afferma: «La voglia di riempire il centro di asfalto è una contraddizione della sinistra capitolina, non solo con le sue dichiarazioni di tutela della città storica, ma anche con i lavori, costosi in milioni di euro e in anni di disagi». In alternativa, l’azzurro propone «la necessaria manutenzione al piano stradale in sampietrini». E respinge l’ipotesi che «l’asfalto trasmetta meno vibrazioni, dimenticando le denunce nel resto della città». Scettico anche il Cesmot (Centro studi sulla mobilità e i trasporti), che rileva una grave omissione: «Nel progetto manca l’elemento fondamentale: il tram da largo Argentina fino a Termini. Dopo dieci anni di attese, l’8 rimarrà orfano della tratta più importante». Ma a lasciare perplessi – continua il Cesmot – è «l’ennesima scelta di non investire sul ritorno del tram». Della stessa idea, il capogruppo della Dc per le Autonomie al Consiglio regionale del Lazio, Fabio Desideri, che lamenta: «Con il progetto di ristrutturazione di via Nazionale, il Campidoglio mette la pietra tombale sulla “cura del ferro”». Ma l’assessore alla Mobilità, Mauro Calamante, non esclude che, in futuro, la nuova corsia per i bus possa convertirsi in rete tramviaria. «Il Campidoglio – precisa Calamante – ha dovuto accantonare l’idea a causa dei vincoli posti dalla soprintendenza ai Beni architettonici e paesaggistici sulla rete aerea d’alimentazione, ma la preferenziale al centro mantiene intatte le possibilità di farci passare il tram; anzi, di questa eventualità è il presupposto fondamentale».
Intanto, largo all’asfalto, su cui – osservano Marco Marsilio, capogruppo di An in consiglio comunale, e Federico Mollicone, capogruppo di An nel I municipio – «è singolare che le associazioni ambientaliste, vicine alla maggioranza capitolina, pronte a strepitare per un albero tagliato, chiudano tutti e due gli occhi».